Breve cenno sulla storia del Comune di Sala Bolognese

Una terra tra due fiumi

Il territorio del Comune di Sala Bolognese si colloca nella pianura bolognese, tra gli attuali corsi del torrente Samoggia (ad ovest), poco a valle della confluenza col Lavino, e del fiume Reno (ad est).L’area in questione si trova a cavallo tra due zone a diverso livello di copertura alluvionale e buona parte del suo territorio è coperto da coltri di spessore probabilmente maggiore di un metro.

a.jpg b.jpg

 

 

L'abitato villanoviano

1.jpg

Molte delle prime testimonianze umane in quest’areasi trovano quindi sepolte nel terreno a notevole profondità e solo incidentalmente possono venire alla luce. Il territorio di Sala spicca per la presenza dell’unico abitato villanoviano, identificato tra il Samoggia e l’Idice: si tratta di labili strutture (tracce di buche di palo riferibili ad una o più abitazione capannicola) e pochi frammenti di
vasellame ceramico rinvenuti in località Certosino,databili al VIII-VII secolo a.C.

 

L’età romana

2.jpg

Dati più consistenti appaiono a partire dall’età romana, abbiamo un’ottima panoramica per quanto riguarda la zona meridionale del territorio comunale, confinante con il comune di Calderara di Reno, per la quale sono ora noti una ventina di siti. Sala in età romana faceva parte dell’ager bononiensis, ed il suo insediamento assume i caratteri tipici della fertile e popolosa alta pianura, suddivisa dal reticolo regolare della centuriazione, in parte ancora leggibile.

 

L’età medievale e i signori di Sala

3.jpg

 

4.jpg

 

5.jpg

In età medievale che il territorio sembra assumere notevole rilevanza. Il toponimo Sala (riscontrato in documenti fin dal VIII secolo) è vocabolo longobardo, significa sala, edificio, abitazione, equivalente perciò alla domus romana nella sua accezione di abitazione del signore, edificio centrale dalla curtis.

Nell’XI secolo si stabilì a Sala Gisone, primo membro della famiglia dei da Sala, il cui figlio Alberigo ottenne in enfiteusi, nel 1014, dall’abate di Nonantola, Rodolfo, la corte e il castello di Sant’Agata e una parte della corte di Sala (allora nel Modenese). I discendenti di Alberigo consolidarono ed ampliarono i possedimenti di famiglia e si adoperarono per legarsi saldamente ai potenti abati di Nonantola. Nella seconda metà del XI secolo i da Sala detenevano consistenti beni nella corte di Sala, in parte ceduti dal vescovo diParma, che ne era proprietario fin dal 987.

La lotta per le investiture e le contiguità con il  dominio matildico costrinsero la famiglia da Sala a scegliere inizialmente le parti dell’imperatore e,  successivamente alla vigorosa risposta di Matilde di Canossa, a diventare fedeli alleati della Contessa.

Non lontano da Sala sorse il monasterium S. Vitalische nel 761 fu donato dal re Desiderio all’abbazia di Montecassino assieme alla curte Calderariamentre, almeno nei primi decenni del XII secolo, altro castello doveva sorgere presso l’attuale frazione di Bagno di Piano. Con atto del 2 maggio 1123 infatti, tale Raimondo, arciprete della Pieve di San Giovanni in Persiceto, concedeva a Paolo, abate di S. Maria in Strada, il diritto di ordinazione e gestione di una chiesa di S. Maria de Castro Bagno, oggi non esattamente localizzabile.

Nel XIV il territorio bolognese fu diviso in sette vicariati, con eccezione di Bologna, caratterizzata da un’amministrazione a parte. I vicariati, egualmente distanti fra loro avevano un’estensione abbastanza uniforme. Ogni vicariato manteneva sotto di sé un certo numero di comuni cosicché in quello di San Giovanni in Persiceto troviamo comune Bagnicomune Padulis Sale.

 

Il centro mancante

6.jpg

 

7.jpg

 

8.png

Le particolari vicende storiche subite da Sala nel corso del Medioevo hanno contribuito in maniera determinante e altrettanto particolare a condizionarne il successivo sviluppo.

Sala Bolognese è l’unico Comune della pianura bolognese privo di un centro storico, tanto che la sede comunale (dopo lunghe peregrinazioni e a seguito di ulteriori vicende svoltesi nel corso del XIX secolo) non si trova a Sala bensì a Padulle, ora capoluogo. Le motivazioni di tale fenomeno sono altresì facilmente intuibili: già sede di dominio feudale (e quindi considerato dal Comune di Bologna particolarmente pericoloso), il castello di Sala, dopo la sua conquista, non fu più ripristinato né fortificato, come invece attestato per altri centri della pianura quali Sant’Agata Bolognese, San Giovanni in Persiceto o Anzola. Del resto, il nuovo confine settentrionale bolognese si andava fissando tra il Panaro (oltre Crevalcore) e la via Emilia (poco oltre l’attuale Castelfranco Emilia), in antitesi e in opposizione alla potenza modenese.

Il mantenimento di un castrum troppo interno doveva essere considerato di nessun valore militare oltre che di eccessiva e inutile spesa. In tal modolo stesso borgo che le fonti ci dicono in via di formazione subito fuori dalla cinta fortificata, abbastanza popolato e politicamente rilevante da esprimere le figure magistratuali dei consoli, anziché svilupparsi andò scemando fino a scomparire.

Un nuovo aggregato andò invece a formarsi attorno all’antica Pieve, ove si trova tuttora.

Al contrario, la nascita e lo sviluppo degli altri aggregati che compongono l’attuale territorio comunale di Sala Bolognese sembrano rispondere a dinamiche del tutto diverse.

Scomparso senza lasciare traccia il castello di Bagno (l’attuale chiesa parrocchiale di Bagno di Piano risale al XVI secolo), contingenti situazioni climatiche e idrogeologiche devono aver condizionato in maniera negativa l’abitabilità delle terre basse tra Samoggia, Reno e Dosolo.

Rimane di questa situazione traccia evidente nella toponomastica, tanto che località come Padulle (da padule, palude) e la stessa Bagno ricordano la presenza di acque stagnanti o di terreni spesso colpiti da fenomeni alluvionali. Diversamente, la frazione e parrocchia di Bonconvento sarà da intendere come buon ricovero, località adatta al popolamento. Assai più recente, infine, è la frazione di Osteria Nuova, sulla via Persicetana, il cui nome indica come stazioni di sosta lungo grandi arterie viarie diventino esse stesse motivo di accentramento di attività economiche e di nuclei di popolazione.

 

Dal ‘400 ad oggi

9.jpg

 

10.jpg

 

11.jpg

 

12.jpg

Dalla seconda metà del secolo XV le sorti del territorio di Sala seguono quelle di Bologna che vede, nell’Aprile del 1452, l’insediarsi del Vicario pontificio voluto da papa Clemente VI. Alle faide nobiliari sul territorio bolognese s’aggiungono le diatribe per il possesso dei beni di Sala, contesi fra il Monastero di San Salvatore e Tommaso Sala. La lite sarà sanata definitivamente da Giulio II, nel 1512, decretando come definitivi per San Salvatore i possessi nel territorio di Sala.

Se l’ordine di San Salvatore, in cui era confluito quello di Santa Maria di Reno, si dimostrò di vitale importanza per Sala, con pari forza e prestigio si affiancò il Monastero di S. Maria degli Angeli, il cui convento e la cui chiesa furono eretti grazie ad Andrea Bonfigli nel 1567. Inoltre, nel 1611 viene fatto dono alle religiose di parte del territorio e di un edificio, in località Bagno di Piano.

La discesa dei Francesi al seguito di Napoleone portò sconvolgimenti nell’organizzazione amministrativa e territoriale. La legge 24 luglio 1802 anno I Repubblicano istituì il Comune di Sala, comune di terza classe, compreso nel Distretto di San Giovanni in Persiceto, all’interno del Dipartimento del Reno. 
La creazione del Regno d’Italia comportò altri cambiamenti: il decreto 8 giugno 1805 sulla Amministrazione del Regno e sul comparto territoriale colloca il Comune di Sala nel Cantone di San Giovanni in Persiceto facente parte, all’interno del Dipartimento del Reno, del Distretto di Cento. Qualche anno dopo, per ovviare alle difficoltà che gravavano sull’amministrazione del territorio per la presenza di un numero eccessivo di piccoli comuni, si provvide alla loro concentrazione in unità maggiori.

Dopo la Restaurazione furono ripristinate le Legazioni. Con l’editto del Segretario di Stato cardinale Consalvi del 26 novembre 1817, Sala, Bonconvento, Padulle e Bagno di Piano furono concentrati e appodiati al Comune di Anzola. Essi fecero parte del territorio anzolese fino a che il motu proprio di papa Leone XII del 21 dicembre 1827ripristinò la suddivisione amministrativa precedente.

Con l’annessione dei territori emiliani al Regno Sabaudo e successivamente al Regno d’Italia, le vicende politico-istituzionali del Comune di Sala Bolognese vanno ad inscriversi all’interno della storia nazionale italiana. Nel 1859 fu estesa all’Emilia-Romagna la legge comunale e provinciale piemontese, mentre la prima regolamentazione dell’ordinamento amministrativo locale dello stato unitario italiano si ebbe con la legge di unificazione amministrativa del 20 marzo 1865, n. 2248.

Nel 1864, per evitare gli equivoci causati dall’omonimia con altri centri presenti sul territorio nazionale, dietro sollecitazione del Ministero dell’Interno, la denominazione del Comune venne modificata da Sala in Sala Bolognese. 
Nel 1869, in dipendenza dell’approvazione della legge sulla macinazione dei cereali la popolazione insorse dando alle fiamme l’archivio storico comunale, perdendo gran parte delle fonti dirette per la ricostruzione della storia locale.

 

 

Bibliografia.

  • Sala Bolognese. Castrum Sale, di Pierangelo Pancaldi in Rocche, borghi e castelli di Terred’acqua : nascita, sviluppo e vicende storiche dei comuni della pianura occidentalebolognese: San Giovanni in Persiceto, Anzola dell’Emilia, Calderara di Reno, Crevalcore,Sant’Agata Bolognese, Sala Bolognese, a cura di Floriano Covoni, Marefosca 2006.

  • Alessandra Tugnoli Aprile, Il patrimonio e il lignaggio. Attività finanziarie, impegnopolitico e memoria familiare di un nobile dottore bolognese alla fine del XV secolo, EditriceCompositori 1996.

  • Alessandra Tugnoli Aprile, I libri di famiglia dei da Sala, Centro italiano di Studi sull’altomedioevo, Spoleto 1997.

  • Oltre Padusa, nel tempo, Rita Farneti Poli; Sala, paese di terra e di acque, SimonaZanichelli, Cassa Rurale ed Artigiana di Sala Bolognese, 1987.